Le ali della sfinge
Le ali della sfinge, pubblicato da Sellerio nel 2006, è uno dei romanzi gialli di Andrea Camilleri con protagonista il commissario più conosciuto d’Italia. Troviamo un Montalbano scosso da dubbi, impensierito dallo scorrere del tempo, innervosito dalle liti telefoniche con l’eterna e lontana fidanzata Livia. È in questo contesto che Montalbano indaga sul caso di una giovane donna gettata in una discarica, uccisa e sfigurata. Solo un tatuaggio sulla spalla sinistra, raffigurante una particolare farfalla notturna, potrebbe aiutarne l’identificazione. Un mondo nuovo si palesa al commissario quando scoprirà che la sfortunata ragazza russa, venuta in Italia insieme ad altre sue coetanee, tatuate come lei, veniva aiutata da un’associazione benefica cattolica.

Una storia interessante senza dubbio, con i personaggi in stile Camilleri. Presenti Fazio e il vice commissario Mimì Augello, validi collaboratori; immancabile Catarella con i suoi strafalcioni linguistici; ben delineati i signori della politica e i superiori incompetenti; irrinunciabile il medico legale Pasquano. Impossibile non sorridere pensando a quest’ultimo e al suo carattere, per così dire, difficile. I dialoghi tra lui e il commissario, certamente drammatici per gli argomenti trattati, grazie all’ironia, al sarcasmo e al linguaggio utilizzato, rappresentano alcuni dei momenti più riusciti della narrazione scritta ancor prima di quella televisiva. Nonostante ciò, credo che Le ali della sfinge non sia uno dei libri migliori di Camilleri. L’ho trovo lento nello scorrere della lettura, a volte inconcludente, eccessivo nel rapporto burrascoso con Livia e, forse, troppo frettoloso nel finale. Una lettura piacevole, che consiglio comunque, ma non straordinariamente coinvolgente.

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