La paranza dei bambini Scritto da Roberto Saviano, La paranza dei bambini è stato pubblicato alla fine del 2016. Un romanzo questo, ma i cui personaggi di fantasia si calano perfettamente in una terrificante realtà sociale e ambientale. Lo spunto di questa narrazione arriva infatti da alcune intercettazioni, presenti nei fascicoli dell’inchiesta sulla “Paranza dei bambini” condotta da alcuni pm di Napoli, che hanno portato a numerose condanne tra giovanissimi. È la perfetta descrizione della camorra 2.0, orribile e ancora più spietata della generazione di Schiavone, costituita da ragazzini di quindici anni, poco meno o poco più, senza un domani, senza regole e senza paura. Una camorra che viaggia su internet attraverso smartphone e portatili, che si istruisce sui tutorial di you tube, che si ispira ai capolavori di mafia del cinema e si nutre dell’ideologia machiavellica. Fottuti e fottitori, queste le categorie di persone in cui il mondo si dividerebbe secondo Nicolas Fiorillo, detto o’Maraja. Soprannome che viene da un importante locale di Posillipo, sua ossessione, eretto sugli scogli come una fortezza inespugnabile, caratterizzato da una splendida balconata direttamente sul Golfo e su cui Nicolas immaginava passeggiassero gli uomini che voleva diventare. È lui, l’aspirante boss, un bambino che si atteggia a uomo, che vuole prendersi tutto e subito perché i soldi li ha chi se li prende. Così sceglie altri ragazzini come lui, dai soprannomi apparentemente innocui, come Dentino, Biscottino e Lollipop solo per citarne alcuni, per creare una paranza, una che però non deve dipendere da nessuno, perché se è vero che devono fare i soldi, è altrettanto vero che devono comandare.
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Ma cos’è una paranza? È una piccola imbarcazione che intrappola pesciolini che possono essere cucinati solo se fritti insieme; sta ad indicare in gergo, mutuando il termine dal mondo marinaio, un vero e proprio gruppo di criminali tutti giovanissimi e guizzanti di vita, nuova espressione della camorra. Attraverso droga, estorsioni, rapine, armi e omicidi, o’Maraja e i suoi cercano di raggiungere il potere e seminano terrore allo scopo di poter essere riconosciuti come capi indiscussi delle piazze e di tutta Napoli. Nessun valore, nessun rispetto, nessuna educazione, nessun rimorso. Colpire le antenne dei tetti di Napoli per esercitarsi a sparare è considerato alla stessa stregua del colpire un uomo, che se è un nero a chi vuoi che importi? Dimostrare di avere armi e palle trasformando le strade in un far west, anche se poi ci scappa il morto innocente, e che problema c’è? Tutti devono sapere quanto sono spietati, adda murì mammà. Credono di sapere tutto ciò che è necessario sapere. E colpisce tanto più perché si tratta di bambini, e non di bambini vissuti in famiglie dissestate ed emarginate, ma inseriti in una realtà sociale piccolo borghese. A Nicolas, padre docente di educazione fisica e madre proprietaria di una piccola stireria, poteva davvero non mancare nulla. Certo, avrebbe dovuto studiare e poi lavorare per ottenere, da adulto, un buon lavoro. Ma un dato di fatto era che ci avrebbe impiegato troppo tempo, con il rischio, tutt’altro che improbabile, di non riuscire mai. La filosofia imperante è dunque il tutto e subito, perché la vita è adesso e domani chi lo sa.
È uno straordinario Saviano questo, perché è riuscito ad utilizzare sempre il giusto linguaggio attraverso un napoletano, secondo me comprensibile a tutti, che è parte integrante e imprescindibile della narrazione. Narrazione che è incalzante e frenetica fino alla fine, come la vita dei suoi personaggi. Ho trovato perfetta la descrizione dei luoghi e dei protagonisti, ognuno dei quali ha il suo perché. Angosciante il senso della storia o forse il non senso della storia. Violenza e crudeltà commiste ad innocenza e sopraffazione. Dall’epilogo prevedibile, per lo meno a mio parere, ma non per questo meno efficace e amaro. La paranza dei bambini è un libro splendido e terribile nel contempo.

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