Uno degli incontri più belli dell’estate appena trascorsa. Nell’ambito del “Salento Book Festival“ è stato un piacere fare quattro chiacchiere con Lorenzo Marone.
Lorenzo Marone – Laureato in Giurisprudenza, ha esercitato per quasi dieci anni la professione di avvocato. Autore di successo, ha pubblicato La tentazione di essere felici (Longanesi, 2015), Premio Stresa 2015, Premio Scrivere per amore 2015, Premio Caffè Corretto – Città di Cave 2016, 18 edizioni in Italia, 14 traduzioni all’estero, un film, La tenerezza, con regia di Gianni Amelio, La tristezza ha il sonno leggero (Longanesi, 2016), Premio Città di Como 2016, Magari domani resto (Feltrinelli, 2017), 8 edizioni, Premio Selezione Bancarella 2017, e Un ragazzo normale (Premio Giancarlo Siani 2018), uscito sempre per Feltrinelli nel febbraio del 2018. A novembre del 2018 è uscita per Feltrinelli la raccolta Cara Napoli, che racchiude gli articoli pubblicati dal 2015 su La Repubblica Napoli e che è giunto alla seconda ristampa. Nel 2019 ha pubblicato, ancora per Feltrinelli, Tutto sarà perfetto.
Collabora con “La Repubblica di Napoli” con una rubrica fissa dal titolo “Granelli”.
Vive a Napoli con la moglie, il figlio e la bassotta Greta, il suo Cane Superiore.
Opere
2012 – Daria, Edizioni La Gru
2013 – Novanta, Pironti Editore, .
2015 – La tentazione di essere felici, Longanesi editore,
2016 – La tristezza ha il sonno leggero, Longanesi editore
2017 – Magari domani resto, Feltrinelli editore
2018 – Un ragazzo normale, Feltrinelli editore
2018 – Cara Napoli, Feltrinelli editore
2019 – Tutto sarà perfetto, Feltrinelli editore
Riconoscimenti
Premio Stresa 2015 per La tentazione di essere felici.
Premio Scrivere per amore 2015 per La tentazione di essere felici.
Premio Caffè Corretto Città di Cave 2016 per La tentazione di essere felici.
Premio Città di Como 2016 per La tristezza ha il sonno leggero.
Premio Selezione Bancarella 2017 per Magari domani resto.
Premio Giancarlo Siani 2018 per Un ragazzo normale.
Lorenzo, è un vero piacere conoscerti. Da avvocato a scrittore, quanto è stato difficile questo percorso? Sei stato osteggiato o facilitato in qualche modo?
È un piacere anche per me. No, non sono stato osteggiato. Mio padre è avvocato e non mi ha mai fatto pesare la cosa. Poi ho avuto la fortuna di avere una moglie che ha capito e aveva come interesse la mia realizzazione personale. Anzi, da questo punto di vista, devo proprio ringraziare chi mi è stato accanto. Non ho dovuto combattere su questo e nessuno mi ha messo i bastoni tra le ruote. Nella vita sono stato fortunato e se ho dovuto combattere una guerra questa è sempre stata solo con me stesso.
Come nasce “Tutto sarà perfetto” e perché la sua ambientazione a Procida?
Volevo tornare a parlare di cose che conosco, del mio habitat. Volevo tornare al passato e scrivere di qualcosa di diverso rispetto a Napoli, anche se inizialmente anche questo romanzo parte da lì. Ritornando a Procida, qualche anno fa, mi venne voglia di raccontarla. In quel momento sentii molto il richiamo delle radici, il richiamo dell’isola intesa come voglia di fermarsi, di tornare a respirare, di tornare in ascolto. E poi anche dal punto descrittivo c’era il desiderio di parlare di un’ambientazione diversa, di un’isola, del mare, di profumi, di colori. È stato molto stimolante.
Io ho adorato “Magari domani resto”. In quel romanzo e in questo tuo ultimo “Tutto sarà perfetto” vi è un susseguirsi di colori e di profumi, ma vi è anche un’alternanza di ironia e delicatezza, di chiaro e di scuro, di luce e ombra. Come riesci a creare delle storie e delle situazioni così ben equilibrate?
È un po’ un dono, un frutto del mio vissuto forse. Credo di essere una persona sensibile e sono un grande lettore. Vivo come un dono questa capacità ed ho tante storie da raccontare. È probabilmente anche frutto della mia terra. Nasco e mi formo in una terra che è forse capace di fare questo, di convertire il brutto nel bello, di far emergere la capacità di difendersi con una battuta, con una alzata di spalle. Prima, durante la presentazione, è stato citato Troisi, che per me è inarrivabile, con quell’ironia sussurrata, quel garbo, quell’educazione, quel non voler insegnare niente a nessuno. Io in questo mi riconosco molto. Sono uno che fa terribilmente fatica a vivere e che cerca di affrontare la vita come nei romanzi, anche se nei romanzi mi riesce meglio. Forse questo si sente, l’autenticità paga. Racconto quello che sono.
Nei tuoi romanzi è evidente l’amore per gli animali e per il Sud. Ricordo perfettamente il Cane superiore di Luce e il Cane pazzo Tannen di “Tutto sarà perfetto”. Che ruolo hanno nella tua vita gli animali e come vedi l’attuale situazione del Sud?
Nella mia vita gli animali occupano un posto fondamentale. Qui si apre un discorso infinito. L’umanità si arroga il diritto, chissà perché, di essere superiore agli animali. Se si ha rispetto e amore per la vita, non puoi non vederla in qualunque altro essere vivente. Spesso gli animali sono come bambini. Sono deboli e indifesi e sono degni di poesia e di bellezza. Li metto al centro dei miei romanzi perché voglio raccontare la vita attraverso le piccole vite, i piccoli mondi. Le mie sono sempre piccole storie: due strade chiuse, un condominio, un pianerottolo, pochi personaggi. All’interno delle nostre vite secondo me c’è tanta poesia quotidiana e parte di questa poesia viene dagli animali.
Per quanto riguarda il Sud, non è per niente facile rispondere. Spesso il Sud ti costringe ad andartene, ma talvolta quando te vai senti l’esigenza di tornare. Fuori dalla retorica, io amo il meridione. Amo proprio il Sud del mondo, inteso come concezione di vita, come cultura del vivere che è apertura, che è multiculturalità. Una concezione che è anche accettazione delle difficoltà, è ironia, è cercare di far fronte comune dinanzi alle difficoltà, è profonda leggerezza o leggerezza profonda, è non prendersi troppo sul serio.
Quando mi allontano da Napoli che è una città che ha mille problemi, mi rendo conto che quella umanità, quella capacità di stare insieme, di conoscere, di stringere, di legare, non c’è nel nord del mondo. Questa è la grande differenza tra il nord e il sud del mondo. E parlo proprio di mondo, non di Italia. Quando pensiamo al meridione, alle sue criticità, dovremmo puntare di più l’accento su questo. Non stiamo parlando di lavoro, di infrastrutture, di trasporti, che sappiamo essere carenti, o di qualità della vita. Stiamo parlando di calore, di umanità. Allo stesso tempo sappiamo essere un popolo menefreghista, con scarsa coscienza civica e non difendiamo come dovremmo la nostra terra.
Sei certamente un grande lettore. Quali sono le letture a cui sei legato particolarmente o che ti hanno formato?
Sono un po’ in difficoltà. Forse proprio perché leggo tanto vado avanti nelle letture e dimentico, a meno che non sia un libro che ho amato profondamente. Al di là di questa personale difficoltà, uno dei romanzi che sicuramente mi ha formato è “L’isola di Arturo” della Morante. Ho letto molta letteratura americana perché mi piacciono le descrizioni della società, della famiglia e delle relazioni che fanno gli scrittori americani. Ho amato molto i fumetti e continuo ad amarli e la letteratura per ragazzi. Sempre a proposito di isola, mi viene in mente “L’isola del tesoro” di Stevenson. Leggo molta narrativa contemporanea. Ti faccio solo un nome, Valentina Farinaccio. È suo uno degli ultimi libri che ho letto. Sarà anche mia ospite a Napoli, ad una fiera del libro di cui ho la direzione artistica. Consiglio di leggerla, è molto brava e molto vicina al mio mondo. Uscirà a breve con dei racconti per Utet dal titolo “Quel giorno. Racconti dell’attimo che ha cambiato tutto”.
Un’ultima domanda Lorenzo. Quali sono i tuoi progetti futuri, i tuoi nuovi orizzonti?
Su questo non ti posso dire molto. Forse con i romanzi mi fermo un attimo. Vedremo cosa succederà.
Grazie Lorenzo. È stato davvero un piacere.
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Sono nata nel profondo Sud e vissuta a lungo in una laboriosa città del Nord Est.
Mi caratterizza la passione per i libri, per la cultura e per il mondo dell’editoria.
My library nasce dal desiderio di condivisione e di confronto, scaturisce dall’esigenza di scrivere di libri, sorge dall’idea che leggere e incoraggiare la lettura sia non soltanto un modo per migliorare, ma soprattutto gioia e divertimento.
Leggete con me.
Antonella Giustizieri