Pubblicato per la prima volta nel 1973, Il valzer degli addii è una delle opere più affascinanti dello scrittore ceco Milan Kundera.
La storia ha inizio con l’annuncio di una gravidanza, frutto di una notte di passione tra Ruzena, infermiera di un centro termale, e Klima, famoso trombettista. La narrazione si sviluppa nell’arco di soli cinque giorni in una piccola cittadina boema.
In questo arco temporale nasce un intreccio di rapporti che ruota intorno al tentativo di Klima, sposato con una donna consapevole dei suoi tradimenti e logorata dalla gelosia, di convincere l’amante del momento ad abortire. È proprio da questo tentativo che scaturiscono riflessioni, punti di vista differenti sulla vita umana, sulla sua tutela e sul momento a partire dal quale questa tutela dovrebbe avvenire.
Si concentrano attorno alla vicenda diversi personaggi che, tutti a modo proprio, dicono addio a qualcosa di importante della loro vita.
Vi è Jakub, prossimo ad un espatrio tanto desiderato, che si lascia alle spalle il paese persecutore; il dottor Skreta, con il suo personalissimo senso della deontologia professionale e Olga, con la sua perduta innocenza. Tutti protagonisti ben delineati dal punto di vista psicologico e sui quali aleggia un certo che di negativo e tragico. Forse l’unico a distaccarsi da questa scura atmosfera è Bertlef, il facoltoso americano di mezza età, ospite alle terme, che conquista con la sua fede.
Pur non essendo Il valzer degli addii incantevole come L’insostenibile leggerezza dell’essere, è una storia gradevole e interessante.
Ha un’impostazione decisamente teatrale con intensi dialoghi, ma di facile lettura.
Possiede una scrittura fluida e semplice grazie alla quale Kundera intriga e mantiene viva l’attenzione fino all’ultima pagina.

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