Il giardino dei Finzi-Contini

Uno dei libri che ho più a cuore e che ho riletto di recente è Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani.

Alberto e Micol Finzi-Contini appartengono ad una aristocratica famiglia ferrarese di origine ebrea. Non frequentano la scuola perché la madre Olga è ossessionata dalla paura che si ammalino. Ha già perso un bambino dell’età di sei anni e per questa ragione preferisce che insegnanti privati si rechino nella loro villa a impartire le lezioni agli altri due figli. Escono solo per le festività ebraiche e per gli incontri in Sinagoga. Durante queste occasioni l’anonimo narratore è affascinato da quella famiglia, in particolare da Micol. Il primo vero incontro tra il narratore e Micol avviene in seguito agli esami di quinta Ginnasio quando, proprio lui che ha fama di essere un giovane preparato, viene rimandato in matematica. Disperato, vaga per la città e, quasi senza rendersene conto, giunge vicino al muro di cinta del giardino dei Finzi-Contini. Proprio in questo luogo avviene la prima impacciata conversazione tra i due. Qualche tempo dopo comincerà a frequentare quella casa, anzi prima di tutto quel giardino dove insieme ad Alberto, Micol e altri ospiti, divenuti giovani universitari, giocheranno a tennis e trascorreranno numerosi pomeriggi estivi. Quel giardino diventa teatro di attese, di delusioni, di sogni, di speranze. È il cuore pulsante di tutto il romanzo, un luogo armonioso caratterizzato dalla luce e riparato dai rumori della città e dalle brutture del mondo. Ormai gli ebrei non possono più frequentare il circolo sportivo della città, così come ogni altro circolo ricreativo, biblioteca e scuola pubblica, e il giovane ospite e narratore si sente sempre più coinvolto sentimentalmente. Conosce meglio la famiglia e il padre dei suoi amici si rende disponibile al dialogo e gli permette di studiare nella grande biblioteca della villa e di consultarne i volumi per la stesura della sua tesi di laurea.
Ma è il 1938 e sono state appena promulgate le leggi razziali.

Purtroppo era vero – aveva cominciato a ricapitolare, instancabile -: lo scorso 22 settembre, dopo il primo annuncio ufficiale del 9, tutti i giornali avevano pubblicato tale circolare aggiuntiva del Segretario del Partito che parlava di varie “misure pratiche” di cui le Federazioni provinciali avrebbero dovuto curare l’immediata applicazione nei nostri riguardi. In futuro, “fermi restando il divieto dei matrimoni misti, l’esclusione di ogni giovane, riconosciuto come appartenente alla razza ebraica, da tutte le scuole statali di qualsivoglia ordine e grado”, nonché la dispensa, per gli stessi, dall’obbligo “altamente onorifico” del servizio militare, noi “giudei” non avremmo potuto inserire necrologi nei quotidiani, figurare nel libro dei telefoni, tenere domestiche di razza ariana, frequentare “circoli creativi” di nessun genere.

 

L’inasprimento dei provvedimenti antisemiti è il preludio del destino infausto che sta per abbattersi su di loro e sull’Europa intera.

Di questo libro ho apprezzato, grazie alla rilettura, anche quelle parti che in passato avevo trovato piuttosto complicate, come la descrizione iniziale dell’imponente tomba della famiglia Finzi-Contini. Mi è sembrata particolarmente funzionale a tutto il racconto e perfettamente integrata nella rappresentazione di questa famiglia aristocratica. I personaggi di Micol, giovane enigmatica e aperta alla vita, di Alberto, riflessivo e introverso, di Malnate, giovane facente parte della compagnia, e del narratore, studente speranzoso nell’amore, sono i colori di un quadro nostalgico e malinconico. E non poteva che essere così per la modalità di trattazione che si impernia del ricordo, del tempo trascorso, della giovinezza e del commiato.
Una narrazione suggestiva e di grande impatto emotivo.

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Sommario
Il giardino dei Finzi-Contini - Giorgio Bassani
Titolo
Il giardino dei Finzi-Contini - Giorgio Bassani
Descrizione
Uno dei libri che ho più a cuore e che ho riletto di recente è Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani. Alberto e Micol Finzi-Contini appartengono ad una aristocratica famiglia ferrarese di origine ebrea. Non frequentano la scuola perché la madre Olga è ossessionata dalla paura che si ammalino. Ha già perso un bambino dell’età di sei anni e per questa ragione preferisce che insegnanti privati si rechino nella loro villa a impartire le lezioni agli altri due figli. Escono solo per le festività ebraiche e per gli incontri in Sinagoga. Durante queste occasioni l’anonimo narratore è affascinato da quella famiglia, in particolare da Micol.
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