“La prima volta che ho visto Guido Laremi eravamo tutti e due così magri e perplessi, così provvisori nelle nostre vite da stare a guardare come spettatori mentre quello che ci succedeva entrava a far parte del passato, schiacciato senza la minima prospettiva.” […]


“Ho le mani in tasca e il bavero del cappotto alzato, e cerco disperatamente di assumere un atteggiamento di non appartenenza alla scena, anche se sono uscito dallo stesso portone e ho fatto lo stesso percorso faticoso solo un quarto d’ora prima. Ma ho quattordici anni e odio i vestiti che ho addosso, odio il mio aspetto in generale, e l’idea di essere qui in questo momento.”

Così Mario, l’io narrante di questo racconto, comincia a descrivere la storia della profonda amicizia che lo lega a Guido. Siamo a Milano, a metà degli anni settanta, anni in cui spira un vento rivoluzionario su molti paesi europei, anni caratterizzati da un aumento di ricchezza e di benessere, ma anche anni che portano alla crescita del divario tra classi sociali e all’accentuarsi del disagio e delle inquietudini soprattutto nei giovani. Ed è sullo sfondo delle proteste studentesche, delle manifestazioni, dei cortei, delle occupazioni di scuole e di università che nasce e si consolida l’amicizia tra due ragazzi profondamente diversi, ma con lo stesso bisogno di libertà, di evasione dal frastuono del mondo moderno, dagli schemi e dalle scelte “obbligate”.
Guido è carismatico, attira l’attenzione delle ragazze e la curiosità di chi lo circonda, anima le assemblee a cui partecipa con i suoi discorsi anticonformisti e anarchici, ha un modo particolare di comunicare e a volte di non comunicare. Mario ne subisce il fascino; dopo averlo conosciuto comincia a manifestare più apertamente i suoi desideri, cerca di mascherare la sua timidezza, si interessa alla politica e partecipa alle assemblee.
Guido decide di lasciare il liceo che non sopporta e comincia a viaggiare per il mondo alla ricerca di luoghi, cose e persone che lo rendano felice senza mai trovarne. Mario termina il liceo tra apatia, indecisioni e difficoltà di comprendere cosa fare della propria vita.
Mentre Guido viaggia tra Europa e Australia e America, Mario trova non senza difficoltà la sua dimensione. Decide di andare a vivere nella campagna umbra, lontano dall’ostile, grigia e rumorosa Milano. Qui riesce a placare le sue inquietudini, a costruire una casa, una famiglia e a lavorare con soddisfazione.

“Pensavo a quanto le nostre vite erano state diverse in questi anni, e anche simili in fondo, due di due possibili percorsi iniziati dallo stesso bivio.”

Così si esprime Mario…
Due percorsi, due scelte, due avventure narrate in maniera abile e fluida. Una straordinaria e indimenticabile amicizia che non viene distrutta dalla distanza e dalla diversità, ma che continua ad alimentarsi con il trascorrere degli anni e nonostante i differenti modi di vivere e sentire.
Due di due è una storia coinvolgente, densa di vicende e di personaggi le cui vite si intrecciano a quelle dei protagonisti, Guido e Mario, costruendo un tessuto narrativo accattivante e dal ritmo incalzante.
Un amico ha qualcosa di te, qualcosa che ti somiglia, ma è anche un tuo possibile modo di essere. Forse il libro più bello di De Carlo.

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